Quanti ricordi quella giacca a vento rossa e celeste, compagna preziosa di mille avventure. Era bella la mia giacca a vento quando sui canaloni di ghiaccio o sulle ferrate, lungo le pareti di roccia, salivo sicuro verso la vetta. Anche se ormai non l’usavo più l’avevo sempre tenuta da parte, appesa a una gruccia, dentro un sacchetto di plastica trasparente. Avevo per lei l’attenzione che si presta alle cose importanti, da conservare, che hanno segnato un periodo della tua vita. Era stata una sorta di inno alla libertà. Quando capitava l’occasione, aprivo l’armadio e stavo qualche minuto a guardarla e così affioravano i ricordi di quando salivo in montagna e raggiunta la cima buttavo lo sguardo all’orizzonte ubriacandomi di confini infiniti e lontani. Quella giacca comoda e paziente, sotto la pioggia scrosciante o la neve, calda e confortevole anche se sferzata da raffiche di vento gelido, adesso non c’è più. L’ho regalata, o meglio, l’ho consegnata ad un centro raccolta per l’Ucraina, insieme ad altri generi di prima necessità, utili per la sopravvivenza di un popolo che sta lottando eroicamente contro l’invasore. Poca cosa, lo so! Capisco anche che un gesto come il mio, come milioni di altri gesti di solidarietà, non fermeranno le azioni di un uomo che ha perso il senso della ragione. Servirà però, e di questo sono sicuro, a far sentire un po’ meno solo chi la indosserà, un po’ meno abbandonato. Ci tenevo molto a quella giacca, era stata amica fedele degli anni della mia giovinezza. Ora che i gradini delle scale della vita sono sempre più faticosi da salire e soprattutto quelli alle spalle sono sempre molti di più di quelli che rimangono per raggiungere la cima, il concetto di libertà diviene sostanza di qualsiasi gesto, di qualsiasi relazione vera e sincera e si confonde con la vita. Non si finisce mai di iniziare, di nascere e di sorprendersi di fronte ai colori del cielo ma anche di stupirsi per qualcosa che arriva all’improvviso e che non ci aspettavamo, come questa guerra. Nessuno avrebbe mai osato di manifestare dubbi, nessuno, in nome di niente avrebbe potuto difenderne la causa. Eppure è successo. Un minuto prima ridevamo e scherzavamo, eppure è successo. Spesso ci imbattiamo nell’opportunità di poter condividere con altri un pensiero, un gesto, una carezza, un sorriso anche se solo immaginario. Perché non far fare a quel giovane che ero un altro pezzo di strada nei panni e nel cuore di chi in questi giorni cerca di sfuggire alle bombe. Sì, fuggire, fuggire dalle lancette della storia che sono state riportate indietro dalla follia umana. Chi indossa quella giacca adesso ha un compito molto più difficile, più duro, più stentato che salire verso una vetta: conquistare la propria libertà.
Slava Ukraïni!
a.o.