Carissimi tutti, vi confido che, alcuni giorni fa, ho provato una forte sensazione di nausea nel leggere la notizia che a Novara dei manifestanti “no Green Pass” hanno sfilato con pettorine a strisce tenendo in mano una corda che riproduceva il filo spinato. Per dovere di cronaca, su qualche pettorina era riprodotto un numero che ricordava il tatuaggio sulle braccia dei prigionieri di Auschwitz. Palese è stato l’intento di paragonare le restrizioni anti Covid alla dittatura nazista. Trovo legittimo manifestare ma servirsi, in un contesto simile, di un argomento ricolmo oltre ogni limite di fatti aberranti e terribili come quelli dello sterminio è semplicemente assurdo. Dovrei tacere per dare il meno possibile risalto al fatto ma è tanta la rabbia che non posso fare a meno di scrivere due righe per il dovuto rispetto che si deve ai milioni di morti nei campi di sterminio.
Mio nonno, deportato come prigioniero politico a Mauthausen, ha fatto 16 mesi di lavori forzati in lager fino a quando non sono arrivati gli americani a liberare il campo, ma non è solo per questo che stigmatizzo il fatto e sono fortemente indisponibile a certe farneticanti cialtronerie, è anche per un senso di giustizia e di rispetto nei confronti di tutti coloro che sono morti contraendo il Covid.
I veri perseguitati nei campi di sterminio di Hitler sono stati gli Ebrei e i testimoni di Geova, gli zingari e gli omosessuali, gli oppositori politici, i malati di mente e i disabili. Milioni di esseri umani sono state le vere vittime e non quella massa di ottusi ignoranti che non conoscono la storia e che non hanno la benché minima cognizione di cosa sia stata la Shoah.
Mi piacerebbe molto avere un confronto con questi signori che invocano la libertà e non farei tante parole, mi limiterei a leggere loro qualcuno di quei provvedimenti varati dall’Italia fascista nel 1938 nei confronti degli Ebrei dove anche andare in “villeggiatura” era proibito. Mi piacerebbe spiegare a questi paladini della “libertà di scelta” cosa si leggeva negli occhi di mia nonna quando apprese la notizia della deportazione del marito, cercherei di fargli rivivere le immagini di morte, di sofferenze e di vicende inenarrabili che erano scorse davanti al nonno sotto i cieli di Gusen e di Mauthausen. Farei ascoltare a questa massa di deliranti individui le voci e i pianti dei bambini internati ad Auschwitz Birkenau o a Terezin prima di entrare nelle camere a gas. Forse servirebbe almeno ad insegnare loro un po’ di Storia. Quello che è successo è un’offesa alla memoria e non solo ebraica ma, come afferma la Presidente dell’Unione Comunità Ebraiche Italiane, anche a una memoria che è patrimonio comune di una società civile. Un internato a Westerbork (campo di smistamento vicino ad Assen in Olanda, ultima fermata prima di Auschwitz per più di centomila ebrei olandesi) disse che “Cose del genere si possono solo subire, non raccontare”. I manifestanti di Novara hanno preso oscenamente spunto per la loro protesta il “racconto” di un periodo terribile e buio della storia. Un periodo che ha spostato più in là il confine della barbarie umana. Ammesso che conoscano il significato di tale sentimento, chiedo loro un favore: quello di vergognarsi almeno un po’! Una magra consolazione ma, visto che io, come tutti gli esseri umani, vivo anche di sogni, forse riuscirei ad avere la mia piccola rivincita.
a.o.
L’ignoranza è nella bocca dello stupido!