Camminare! Si fa presto a dire camminare! Questa parola racchiude mille altre parole, cammino è quello del migrante, del pellegrino, dell’esploratore, dello scienziato, dell’artista, del filosofo. Superare i confini, cercare, conoscere, comprendere.
Mi sto avviando verso il centro città, lo stesso percorso di sempre, sempre lo stesso ma ogni volta diverso. Quel marciapiede bagnato di pioggia riflette le anime dei passanti, ne scruta l’espressione del volto, sopporta il peso del passo, compone una delle mille facce, dei mille volti della città. Il pensionato con il cane al guinzaglio, l’uomo d’affari con la propria borsa, il poliziotto o l’infermiera che tornano a casa stanchi dopo il turno di notte, l’anziana signora che va a fare la spesa, e ancora, ancora, ancora. Tutti in un ritmico e cadenzato suono di suole e di tacchi che pestano l’asfalto. Ognuno con la propria storia, i propri pensieri, la propria vita. In quell’angolo di strada c’è una sigaretta quasi intera ancora accesa. Chissà chi l’ha buttata e perché? E quella bottiglia di birra vuota appoggiata sullo scalino. Dove sarà adesso chi l’ha bevuta? Cosa starà facendo? Il “Chiuso per ferie” sulla vetrina della gelateria scatena l’invidia, le ferie d’ottobre, forse un viaggio ai tropici, che bellezza! Camminare è anche questo, saper leggere il linguaggio dei segni, riflettere, fantasticare.
È nel cammino che l’uomo incontra l’altro uomo ma non solo: si mette alla ricerca di una nuova via, qualcosa che gli dia l’opportunità di dilatare il termine, di fargli assumere un significato più ampio. Riconosco che il cammino è simbolo di vita, perché la nostra vita è un cammino da percorrere e far proprio. Nel mio cammino ci sono fermate per pensare al tratto percorso, alle volte che mi son perso per strada, ai momenti in cui mi son trovato davanti ad un bivio e ho dovuto necessariamente scegliere quale direzione prendere. Non amo i muri e i confini, preferisco la libertà, gli spazi aperti, l’infinito e qualche volta trovo chi come me apre le porte e le finestre della mente e instaura un dialogo, una sorta di reciproca intesa. Vivo la strada come un viandante, affrancato da tutto, la passione dell’andare e l’entusiasmo di muovere il primo passo è quasi sempre più importante della meta. Mi sforzo di essere diverso per sentirmi me stesso e divento roccia, erba, sole. Sensazioni che mi fanno stare bene. Il gusto e l’aspettativa di nuove scoperte fa muovere i primi passi e aiuta a sviluppare mente e cuore. Camminare è anche questo.
Sta arrivando l’autunno e la strada per arrivare al bosco si tinge di mille colori, le nebbie coprono le cime dei castagni, le fosse gorgogliano d’acqua, al mattino fa freddo ed io mi muovo con passo sostenuto e l’ingenuo entusiasmo di un bambino. Il mio cuore freme di gioia. Guardo la bellezza della terra e del cielo che hanno sempre qualcosa da dirmi. Anche gli alberi sembrano salutarmi silenziosi nell’attesa di perdere tutte le foglie. Ne raccolgo una. Mi sorprende la bellezza e l’intensità delle tinte, la varietà dei disegni e delle forme. Ogni singola foglia, ogni corteccia, ogni filo d’erba è un microcosmo. Le cose grandi e importanti della vita sono invisibili, ci son cose non manifeste che appartengono all’ordine della natura ma non per questo meno reali. Camminare è anche questo.
Manca poco alla curva dietro la quale apparirà come per incanto, il crinale e la staccionata di pali di castagno che delimita il terreno. Porto con me le tante esperienze di strade percorse e calpesto il sentiero sterrato nel loro ricordo. Ogni volta che vengo quassù, scopro sempre qualcosa di nuovo, come se fosse la prima volta. Dove il mondo che scorre è impenetrabile agli occhi prende forza l’immaginazione e mi nutro nel ricordo di mille cammini, di mille viaggi oramai lontani.
Il mio vagabondare nella mente, in ogni più recondito pensiero, mi trasforma in viandante, mi lascio alle spalle ipocrisie e paure, contraddizioni e sconfitte. Ogni volta mi stupisco della tenerezza e la bellezza che è racchiusa in una foglia secca, del colore intenso della terra, delle impronte di un animale o di un altro vagabondo come me, del calore e la luce accecante del sole, dell’odore del vento, della splendida forma di tronco o di quella curiosa di un sasso. La mancanza di meta diventa la via sulla quale riscoprire e accettare le mie fragilità ma anche quella che mi fa assaporare la vera essenza della libertà.
Ecco! Camminare è anche questo: fuggire lo smarrimento e trasformarlo in una nuova tappa, camminare è anche questo, aprire nuove vie anche in un deserto, in quel deserto che ci troviamo a volte a vivere.
a.o.
«Seconda stella a destra
questo è il cammino
e poi dritto, fino al mattino
poi la strada la trovi da te
porta all’isola che non c’è»
(Edoardo Bennato)