Oramai sono quasi due anni che abbiamo imparato a conoscere i colori della pandemia: rosso, arancione, giallo. Ultimamente hanno imperversato anche le sfumature accese: rosso scuro e arancione rafforzato. Infine, adesso, fa capolino anche il bianco, miraggio di ieri spesso irraggiungibile, ora a portata di mano. Le conseguenze di questo stravagante cromatismo, sono stati comportamenti da rispettare, regole che si sommano a regole, certificazioni da aggiornare e da tenere strette nel portafoglio, spostamenti diventati un rompicapo, visite agli affetti più cari diventate impossibili. Così, come in un brutto incubo, se ne sono volate via le ore, i giorni, i mesi, in un continuo altalenare di ansie, paure, speranze. Abbiamo familiarizzato con termini che solo due anni fa ci erano estranei, poco usati. Indice RT, carica virale, FPP1, P2, P3, DAD, coprifuoco, Smart Working, alimentari aperti e negozi chiusi. In questa bizzarra stagione, con una primavera che non abbiamo conosciuto ed un strano inizio di un’estate che tarda a venire, la parola d’ordine è vaccinare, vaccinarsi, diventare immune. Se penso a un passato recente tra attese e angosce, illusioni e certezze mi sento stanco e sfibrato come dopo una corsa ad ostacoli che dura ormai da troppo tempo. Ce la stiamo facendo, forse ce l’abbiamo già fatta. Non ancora ma alla fine del mese, forse il prossimo o forse quello a venire raggiungeremo la fantomatica immunità di gregge. Trecentomila dosi, cinquecentomila, un milione, AstraZeneca, Pfizer, Moderna. Quello vale di più, quello è pericoloso. Adesso c’è per tutti, lo fanno anche i ragazzi, prima i maturandi. Ci sono gli Open Day, attenzione alle varianti, la prima dose salva, con la seconda ci siamo, ci rende immuni. BASTA! Qualcuno però, purtroppo, continua a morire. In un combinato di attesa e preoccupazione ho raggiunto la tappa della prima dose di vaccino e rimango sommerso dai dubbi aspettando il richiamo. Avrò sviluppato gli anticorpi necessari? Cosa riserverà il futuro? L’estate, le vacanze, la ripresa delle scuole? Sono cambiato? Realmente cambiato? Non so. So soltanto che qualcosa è avvenuto. Qualcosa ha rallentato il nostro esistere che andava troppo veloce, in una corsa continua e sfrenata verso il nulla. Per tutti. Per tutti è cambiato qualcosa e la vita di ognuno di noi non sarà più come prima, se non altro nel ricordo di ciò che ormai è alle spalle e di coloro che hanno combattuto e non ce l’hanno fatta. Non ho scelta, anche perché nei ricordi nessuno ha la possibilità di scegliere, ma devo scrollarmi di dosso gli artigli della paura che ormai da tempo, da troppo tempo, sono piantati nella mia mente. Per quanto ancora dovremo sopportare questo carico di dolore? Quanto siamo immuni con la prima dose e per quanto lo rimarremo dopo aver ricevuto anche la seconda? E poi? Non ci voglio pensare e metto sul piatto del giradischi un album di Franco Battiato. “Ti proteggerò dalle paure delle ipocondrie, dai turbamenti che da oggi incontrerai per la tua via… E guarirai da tutte le malattie, perché sei un essere speciale, ed io, avrò cura di te.” Ascolto rapito il pezzo e penso che è anche una forma di preghiera al contrario in cui è Dio, un Dio-Amore che si rivolge all’Uomo considerando la sua bellezza e unicità, il suo “essere speciale”, prendendosene cura. Mi sento fortificato da tutto questo ed è bello essere oggetto di “custodia”. È già un buon inizio. Un amore puro, un amore tenerezza. Guardo l’orizzonte e vedo un tempo di rinascita, un tempo nuovo. Forse è già arrivato.
«Abbi cura di me come la pupilla dell’occhio, nascondimi all’ombra delle tue ali…» (Salmi 17:8)
a.o.
Buon articolo e sopratutto spero che le persone abbiano riflettuto facendone tesoro per il futuro