Ci risiamo: Zona Rossa, un affanno infinito. Quel colore caldo e intenso che tanto amo nei quadri del Pontormo e del Caravaggio, quello delicato delle xilografie di Hokusai e Hiroshige o tormentato nelle tavole di Soutine, in questo preciso contesto, pesa come un macigno. Giacomo, forse qualcuno lo conosce, ma potrebbe essere Daniele, Serena, Francesco, Manuela e mille altri, una domenica mattina, ha aperto la porta di casa, ha preso la bicicletta e si è avviato in città. In centro si è diretto verso piazza Duomo. Di fronte alla Cattedrale si è seduto su di uno scalino del Battistero in attesa di qualcosa, di qualcuno, di un segno. È rimasto là, aspettando quieto, poi non vedendo arrivare che qualche piccione, ha fatto a ritroso il percorso ed è tornato deluso verso casa. Quello che grava è un sottile dolore, una crepa nell’anima, una spina che continua a muoversi dentro. C’è un’attesa frustrata, le continue illusioni che corrodono una parte di vita. Certo Giacomo siamo noi che vogliamo vederci, toccarci, stare. Noi che controlliamo invasati le date e le ore e sogniamo. Il virus è come una Bestia feroce che dorme ma è pronta ad azzannare. Induce alla prudenza, all’attenzione verso noi stessi, a riflettere e a fare i conti con la nostra coscienza. La Bestia risveglia o sopisce il senso dell’etica, attiva o frena il nostro rapporto con gli altri, orienta e gestisce le nostre emozioni. Diventa la cartina di tornasole della nostra capacità nell’essere solidali. Per molti, nell’isolamento, il vizio della pigrizia sta diventando una virtù ma spazza via ogni resilienza, deprime il fisico e la mente. Di questi tempi ognuno di noi diventa come il giovane tenente Drogo nel famoso romanzo di Dino Buzzati, si trova di fronte a un deserto d’attesa, ed aspetta qualcuno, qualcosa che tarda ad arrivare. Giacomo affronta con fatica il quotidiano, anela ad una costruzione nuova, urgente, risolutoria, ed invece rimane in una dimensione personale asfittica e rassegnata. Tutto diventa incomprensibile e inutilizzabile. Ogni azione necessita una grande prudenza prima di agire perché tutto è rischioso e insondabile. Certo Giacomo siamo noi, popolo in attesa, avido di notizie, noi che speriamo con forza la fine di questa guerra assurda. Noi che solchiamo incerti i venti di questo difficile momento della storia e cerchiamo ostinati di aprire il nostro cuore al futuro. Giacomo si ferma a pensare, è stanco di combattere, è un anno che lo fa, che affronta battaglie senza fine. Pensa alla Bestia, a tutti i morti che ha fatto, a tutti coloro che giacciono in un letto dell’ospedale. Pensa che trovare l’ordine nel caos non è semplice ma è proprio allora che la pandemia diventa una sfida. Non ci sono soluzioni facili per vincerla, Giacomo lo sa e sa che deve continuare a lottare perché è necessario e produce speranza ma soprattutto perché sa che la vita è sacra, troppo bella, troppo importante per non averne cura. È un fuoco acceso la vita, alimentarlo non è impossibile, servono coraggio e determinazione, amore e fede.
Com’è fresca e luminosa l’aria dell’aurora.
a.o.