Virù…il mostro da togliere il fiato.

Calò il silenzio. Le strade prima gremite di maschere, immagini e vite disegnate con il compasso si trovarono svuotate del solito compagine del tran tran quotidiano ed il freddo parlar da soli tra quattro mura, senza più potersi incontrare, non fece che aumentare il timore per questo Nuovo Invisibile Nemico Comune che fischiettando come il vento dell’est iniziò a far volare via tante storie! Il sospetto e la diffidenza crebbe!

Tutti avevano paura!

Così non si poteva più andare avanti.

Iniziarono allora ad aprirsi balconi per scavalcare le distanze che si stavano creando da dove far volare una musica che si era dimenticata, che fece leva con un morale ritrovato su un senso di unione.

Un morale così solido che aiutò alcuni supereroi a scavalcare, quasi fosse un’asta per il salto in alto, questo mostro che toglieva il fiato da quanto era brutto, per portare soccorso alle storie più belle e antiche.

Vi furono alcune storie, quelle con la testa per aria per intendersi, che un po’ per farsi forza, un po’ per ingannare Virú – ohibó non vi avevo ancora detto qual era il nome di questo mostro così brutto da togliere il fiato! – iniziarono a disegnare le gesta di tanti supereroi in camice bianco o in divisa, che impavidi non si richiusero tra quattro mura e continuarono nella loro eroica quotidianità a prendersi cura del prossimo.

Tanto dipinsero e tanto fecero che richiamarono tutti i Supereroi del Quotidiano e riuscirono a portare un marchingegno segreto fin su in una montagna dove c’erano tante belle storie in difficoltà.

Un marchingegno che, all’insaputa di Virú, poteva permettere a quelle storie scritte su un camice di chiedere rinforzo.

Ora Virú era circondato!

Qual è la morale di questa novella?

Virú non è ancora stato vinto, ma se tutti quanti riusciremo con il nostro quotidiano ad essere eroi nella nostra semplicità, quando anche l’ultima formula magica sarà distribuita e questo mostro brutto vinto per sempre, potremo, caldo come un abbraccio, stringere un mondo nuovo e migliore.

Gabriele Carradori

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