Caro Sergio, in questi giorni di pandemia, vorrei che tu fossi qui, accanto a me. Che strano, a volte occorre allontanarsi anni per ricordare il calore di qualcuno che ti è stato vicino, di un amico.
In questa domenica mattina di un autunno bizzarro che tarda a venire,ascolto il “tuo” Bob Dylan sul divano del salotto, chiudo gli occhi e ripenso ai nostri giorni insieme, chiudo gli occhi e mi manchi.
È vero! Hai ragione, qualche volta se ne vanno anche i peggiori ma spesso, troppo spesso se ne vanno i migliori. Non è una cosa che fa bene perché alla fine qualcosa, sia nell’uno che nell’altro, caso viene a mancare. Ti senti orbo, ti senti monco, ti senti perdente in una guerra bastarda che tutto sfascia, tutto trincia, tutto distrugge e appiana. Allora vorresti tornare indietro per ritentare la partita, rigiocarla nella speranza di vincerla, di arrivare alla fine senza subire lo smacco della sconfitta. Molti, in questo gioco strano che è la vita, si arrendono prima di iniziare, altri ricorrono ad espedienti, tentano, barano, ma poi alla fine lo fanno senza convinzione e gli eventi li travolgono.
Pochissimi, e tu sei uno di questi, sono gli eroi. Si attaccano alla vita con le unghie e con i denti ma non lo danno a vedere, lo fanno in silenzio, con gentilezza, come se dovessero recitare una poesia d’amore, come fossero fiocchi di neve delicati e lievi, spontanei come la carezza di un bimbo, con coraggio, senza farsi condizionare dagli eventi. Schivi, modesti, discreti, questi eroi della vita, nonostante tutto, continuano a guardare il mondo da sognatori, con gli occhi di un bambino, trasformando e illuminando chi ha avuto la fortuna di incontrarli sul proprio cammino.
Ricordo l’alba di un lontano mattino, eravamo lontani da casa, lungo una strada straniera deserta e solitaria, quando prese a nevicare forte, niente case, niente persone, niente di niente, solo il serbatoio quasi vuoto e il rischio di rimanere fermi nella bufera. Mantenere la calma era difficile, sentivo di non riuscirci. A te, invece, sembrava che la cosa non appartenesse e scherzavi, dandomi coraggio, dicendomi ridendo che ce l’avremmo fatta. Tutto si risolse. Anche quella volta avevi ragione. Ecco Sergio, tu sei uno che non perde mai la speranza, che lotta senza arrendersi mai. Giochi la tua partita fino in fondo. Senza ripensamenti.
Eh sì caro amico mio, in questo momento di pandemia, vorrei proprio averti vicino. In questo momento di grande incertezza e di agognata speranza vorrei proprio poterti chiedere. Chiedere cosa pensi di tutto questo, di dove pensi che andremo a finire, di come pensi si possa risolvere. Sono sicuro che avresti una risposta rassicurante.
Spesso, alla fine di un articolo o di un racconto ti chiedevo un giudizio e tu osservavi che sempre, nei miei scritti, si percepiva il senso della vita. Speranza e ottimismo. Ti confido che in questi ultimi tempi è tutto molto più confuso e un po’ l’ho perso questo mio ottimismo. Tornerà. Sono sicuro che torneranno tempi migliori ma per adesso non c’è. L’ho perso.
A volte scrivere è come camminare lungo un fiume, risalire la corrente, ripescare presenze naufragate, rimettendole su di una barca precaria perché fatta di carta, rimangono i ricordi a dare un senso alla propria esistenza, ti spronano a riflettere, a riascoltare una voce, a rivedere uno sguardo, un gesto, un sorriso. A continuare il cammino.
Chiudo gli occhi e mi manca il tuo sorriso dolce e triste, mi manca il tuo modo gentile e il tuo parlare pacato, i tuoi consigli e il tuo fare discreto, mi mancano le tue esclamazioni leggere e mai becere, la tua buffa ironia, la tua intelligenza acuta, pronta e vivace. Mi mancano i tuoi scritti, le tue parole, i tuoi sguardi allusivi. Avevano un sapore inconfondibile. Erano come buoni distillati. Davano una spinta, levavano i dubbi, spianavano la strada.
Caro Sergio, solo adesso mi rendo conto di aver usato il presente in queste righe. È vero perché per me sei ancora qui, di fronte ai miei occhi e dentro il mio cuore. Gli eroi non muoiono mai, anche questa volta hai avuto ragione. Passerà questo momento, passerà la pandemia, passerà la tristezza, l’incertezza, il dolore. Gli eroi non muoiono mai. Ciao eroe. Ciao Sergio amico mio.
a.o.