Il sole picchia inesorabile su questa spiaggia e il salutare periodo di relax dopo i giorni terribili del Lockdown sta per finire. L’aria d’attesa è quella dell’ultimo giorno di vacanze noioso e caldissimo. Domani si torna a casa. Ho deciso! Mi alzo dalla sdraio ponendomi l’obiettivo di raggiungere il porto seguendo il bagnasciuga. Una lunga passeggiata tra stabilimenti dai nomi fantasiosi, stracolmi di persone e bambini che schiamazzano correndo e schizzando sabbia a destra e manca. Mi serve per rompere la monotonia di un agognato riposo che dopo settimane di mare sta iniziando a stufarmi. Mi inoltro tra persone di tutte le età, signori canuti con pance debordanti, giovani prestanti e abbronzati che scherzano tra loro, formose ragazze distese su asciugamani di mille colori, signore col cappellino di paglia che raccontano alle vicine di ombrellone l’ultimo gossip di questa strana estate. Babbi e mamme, nonni e nonne, bambini in età prescolare, perfino i bagnini tutti indistintamente assorti ad armeggiare col cellulare in mano. Difficile in questa marea di persone trovare qualcuno che legga un libro. Continuo a camminare sul bordo della spiaggia, lasciandomi carezzare le caviglie dai flussi e riflussi ininterrotti delle onde. Ogni tanto volgo lo sguardo ai monti, lontani, bellissimi che fanno da cornice a questo paesaggio della mia Toscana. È un attimo e l’occhio si posa sul signore di mezza età che si distingue dagli altri bagnanti per un motivo che mi incuriosisce: non ha tra le mani il cellulare ma un libro. L’uomo ha gli occhiali spessi e indossa una camicia bianca aperta fino a metà del petto, è stempiato e con una folta barba che fa da contorno al suo viso abbronzato. Mi ricorda l’immagine di Omero impressa all’interno dell’Iliade che avevo alle superiori. Mi fermo e cerco di leggere sul verso della copertina il titolo. Non ho difficoltà, è scritto a caratteri cubitali e prende l’intera pagina “Monsieur Chouchani: qui il était vraiment”. Strano, credevo di aver reperito tutti i testi possibili sull’argomento ma questo mi è sfuggito, forse perché è in francese o forse perché è uscito da poco. La storia incredibile di questo docente ebreo, rabbino dalla memoria e dalla cultura leggendaria, mi ha sempre affascinato. Chiedere all’uomo seduto di mostrarmi il libro non sarà la fine del mondo. Mi avvicino titubante, sfoggiando un coraggio che non ho.
- Buongiorno, mi scusi se la disturbo, vedo che sta leggendo un libro su di un argomento che mi sta a cuore.
L’uomo piega il libro sul petto, con una mano si fa scudo del riverbero di luce, trae un profondo respiro e un istante prima di parlare, che a me pare interminabile, strizza gli occhi come se volesse mettere a fuoco i pensieri.
- Buongiorno a lei, conosce Chouchani?
- Sì, cioè no, ma ho letto qualcosa su di lui e il libro che ha in mano è sicuramente molto interessante.
- Lo ha letto?
- No ma se parla di Chouchani è sicuramente interessante.
- Come fa a dirlo se non l’ha letto?
Colpito! E adesso cosa rispondo? Mi guardo intorno smarrito in cerca di una risposta che non sia banale.
- Ho letto alcuni libri nei quali si parla di questa figura enigmatica e presumo che lei stia leggendo qualcosa di veramente interessante.
- Non lo è invece perché ripete cose ormai risapute su Chouchani. Però potrebbe esserlo per lei.
Colpito nuovamente e affondato! Non trovo le parole per ribattere. Tento un’altra strada, quella di capire chi mi sta davanti. Il libro comincia a perdere d’interesse mentre la curiosità di sapere chi sia veramente questo signore seduto di fronte a me aumenta. Sto per chiedergli dove ha comprato il libro sperando di scovare qualcosa che mi dia una traccia su di lui. Pensandoci bene corro il rischio che mi mandi al quel paese ma valuto che per un giornalista è un rischio accettabile.
All’improvviso, per una frazione di secondo, gli occhi dell’uomo cambiano espressione e diventano due lenti che mettono a fuoco colui che gli sta davanti, cioè io. Poi mi anticipa e inizia a parlare.
- Caro signore, non so cosa faccia lei di mestiere, ma sicuramente è una persona alla quale piace leggere e vedo che si interessa anche ad argomenti non proprio alla portata di tutti. Bene, allora dovrebbe sapere che un romanzo, un racconto, un saggio, insomma qualsiasi tipo di avventura formata da lettere cambia e muta in virtù di chi legge. Vede, chi legge un libro in effetti lo riscrive. Ricostruisce le vicende narrate dall’autore con la propria immaginazione, con le conoscenze dei tempi e dei luoghi in cui vive. I personaggi della storia in qualche modo si materializzano e diventano compagni di viaggio in questa avventura meravigliosa.
A questo punto l’uomo si interrompe, mi guarda come se volesse un cenno di assenso da parte mia ma io rimango immobile sforzandomi di mascherare lo stupore, lui accenna a un sorriso e riprende.
-Chi legge, diventa parte in commedia di una conversazione, di un pensiero, di una gioia, di un incubo, di una visione e sogna.
Si interrompe di nuovo ed io continuo a chiedermi chi sia colui che mi sta davanti in questa giornata di “sole a picco”, di sabbia e di attesa di rientro? Non so cosa dire e butto là le prime parole che mi vengono in mente.
- È vero, condivido pienamente, oggi trovare qualcuno che legge sembra impossibile…
Sto per continuare ma mi accorgo, di fronte alla sua “lezione” di quanto sia banale la mia risposta e rimango in silenzio.
Lui continua a scrutarmi parandosi con una mano gli occhi dal sole accecante e riprende.
- È difficile, non impossibile, io e lei ne siamo l’esempio. Sono uno scrittore e non si può scrivere se non si legge. Sono due cose che vanno di pari passo senza la scrittura non può esistere la lettura e viceversa. Scrittore e lettore non si conoscono, è un rapporto strano, sono legati da qualcosa che è fatto di carta e di segni. Segni che narrano storie, spiegano, illustrano, profumano, stuzzicano, intimoriscono, fanno viaggiare con la mente e vivere vite diverse. È come un miracolo. Un misterioso miracolo. Ognuno vive la sua vita, la sua avventura attraverso ciò che legge, seguendo ciò che ha scritto qualcun altro anche secoli prima. Un incontro differito nel tempo e nello spazio. Come lo scrittore scrive qualcosa di personale ogni lettore vive le emozioni della sua storia in maniera diversa, sempre irripetibile, mai uguale. Ecco perché le cose che descrive questo libro su Chouchani sono storie che conosco bene e per me poco interessanti ma potrebbero esserle per lei. Ed ora mi scusi ma si è fatto tardi, per me è l’ora di tornare a casa.
L’uomo si alza e mi tende la mano. La stringo dicendo che è stato un piacere conoscerlo. “Omero” si allontana con il suo libro sotto braccio tra ombrelloni e sdraio, tra gente stesa al sole che ride e si diverte. Sono confuso, guardo l’orologio, mia moglie dovrebbe essere arrivata al nostro bagno e adesso sicuramente mi sta aspettando per fare due tuffi. Arrivo trafelato.
- È un po’ che ti sto aspettando per fare il bagno insieme, dove sei stato?
- Volevo arrivare al porto ma ho trovato un signore che leggeva un libro e mi sono messo a parlare.
- Lo conoscevi?
- No
- E come hai fatto a metterti a parlare?
- Ho visto il titolo del libro che stava leggendo.
- Ah! Allora conoscevi il libro?
- Nemmeno. – ribatto con fare indifferente
- Non capisco. – riprende ostinata
- Non c’è niente da capire, è una storia lunga, parla di scrittori e lettori, ti spiego dopo.
Mi guarda con sospetto scuotendo la testa, io rido e mimo un bacio mentre mi avvio verso l’acqua e scruto l’espressione di mia moglie che mi segue dubbiosa.
Intanto ripenso a “Omero”, quel signore apparso come una visione, poeta e giocoliere della forma e delle parole di cui non sono riuscito a conoscere nemmeno il nome, a Chouchani misterioso e leggendario rabbino, e a quest’ultimo giorno di mare toscano che ormai volge alla fine.
Di tutto domani rimarrà nient’altro che un lontano ricordo.
a.o.
Lo spunto e’bellissimo per ribadire il senso della lettura e della scrittura strettamente correlati
E altrettanto piacevole e’lo sviluppo del racconto
che dice cose importanti e un po’da iniziati….
aprendole a tutti.
Una storia, inventata o vera che sia, che trovo bellissima. Raccontata in maniera perfetta da Alessandro che si conferma scrittore attento e sensibile. E come non essere d’accordo con ciò che dice… Omero?
Volevo parlartene stamattina quando ci siamo visti, poi i vari argomenti ci hanno portato altrove e mi è sfuggito. Trovo alcuni tuoi racconti vagamente metafisici, con questo intervento improvviso e imprevisto da parte di persone o “eventi” (ricordo quello che parlava di San Jacopo), insomma con il misurarsi fra un protagonista che chiunque di noi potrebbe essere e “un altro” che sembra inviato a redimerlo, a indicargli una via, a fargli chiarezza su qualcosa.
E mi ha ricordato – visto l’argomento libri – un racconto dove un allievo chiedeva il senso della lettura, avendo letti molti libri e avendoli dimenticati quasi tutti. E il maestro gli rispondeva infine che leggere in realtà rinnovava la persona con ciò che le loro pagine portano anche se poi non viene ricordato, perché in quel momento sono come acqua pulita che passa e pulisce anche se come l”acqua non resta e se ne va.
Ma forse era un discorso troppo lungo e dovevamo parlare di altro…