È successo. Doveva succedere. L’abitudine al proprio ego ci trova sbigottiti e inadeguati alla realtà del momento. Il dover guardare la realtà con occhi disincantati ciò che fino a pochi giorni fa era invisibile, ci mette angoscia. Forse una via d’uscita c’è ed è a portata di mano. Le relazioni, solo le relazioni ci salvano. La speranza di ristabilire un rapporto vero con l’altro mettendone in luce tutta la bellezza non può che darci una spinta verso un domani diverso. Domani dovremo recuperare il tempo. Mi piace rileggere ogni tanto, quando la tristezza mi assale, le parole di Papa Francesco “…la speranza è la virtù che ci mette in cammino, ci dà le ali per andare avanti, persino quando gli ostacoli sembrano insormontabili.” Adesso vorrei aver prestato maggiore attenzione alle piccole cose: una carezza, il sorriso di un amico, la risata di mio padre. Vorrei aver prestato attenzione anche a quelle grandi, quelle cose che spesso erano motivo di intellettualistiche e forbite discussioni che riempivano le pagine dei giornali: la fratellanza, la solidarietà, l’attenzione verso gli ultimi. Spero che tutto quello che sta succedendo mi possa essere d’insegnamento. Cerco di sorridere con leggerezza davanti a questo momento assurdo e, fino a poco tempo fa, impensabile della storia dell’umanità, ma è difficile perché mancano elementi essenziali di condivisione. Mancano le parole amiche, gli sguardi d’intesa, le pazzie ridicole. Rimpiango fortemente la libertà, la mia libertà, quando ero capace di sostare e di esitare, di respirare a fondo di un tempo lungo, per assaporare con avidità e appieno il sapore di esistere. Anelo al rinnovarsi dei momenti importanti della mia vita, matrimoni, nascite, battesimi, feste, formazioni, impegni politici. Vorrei tornare ad ascoltare, a lottare, ad essere coraggioso, ad accettare umilmente e sorridere delle mie sconfitte, a non cedere con ipocrisia alla convenienza, al calcolo, al potere, alla frenesia folle del tutto e subito. Di fatto domani cercherò con più forza di difendere le ragioni della giustizia, dei diritti dei più piccoli, dei diseredati, della libertà. Ed ecco di nuovo che si affaccia questa parola. Quanto mi manca la libertà! La libertà vera, quella che apre i varchi, che trova sentieri, che attraversa ponti, che allarga gli orizzonti, la libertà, fino a ieri certa e invisibile, che connette il mio piccolo mondo con quello immenso e meraviglioso degli altri e delle loro culture. Solo le relazioni ci salvano. Ecco getterò ponti verso l’altro e godrò insieme di piccole cose, di piccoli gesti, di una presenza. Sono sicuro che lo farò e, nel vivere una nuova vita, continuerò a vedere fiorire, in fondo al giardino i narcisi e le viole che portano la primavera e la speranza. Nell’aria e dentro il mio cuore.
Riempiono il cuore di fiducia le tue parole Alessandro, è promettono la libertà che ci manca, la spontaneità nei piccoli gesti nei confronti del prossimo. E chissà che l’arrivo della primavera sia per noi è il mondo intero una nuova rinascita. Un abbraccio
Bello, reale, sincero. E quello che scrivi vorrei tanto riuscire a realizzarlo anch’io.