Terra e sassi al sole,
il sole li spacca,
lungo la strada polverosa che porta alla vigna
sul falso terrapieno affacciato al mare
dove l’odore forte e salso
accende di vita i miei sensi.
Sussurri,
gemiti
e canti
tristi canti
forti di fiati ed antico sudore
in un batter d’armi fenice e normanne.
Tutto lascia un segno d’anima
confuso al rosso del papavero,
al vermiglio del fico d’india
e fuori d’ombra dalle dentate foglie
di un grande gelso profumato
ai mille raggi tremuli
in un gioco stizzoso di luci.
Vedrò lontano capelli d’oro
e occhi di ghiaccio che furono miei.
Adesso, ormai fuori dal tempo,
ho un solo e struggente desiderio,
l’abbraccio di antiche radici
dove in un lento morire d’amore
carezzando la tua pelle colore del bronzo
e baciando le tue labbra che sanno di mare
sarò pago.
A sera stanco di luce
e sazio di brune zolle
mi perderò nel tuo corpo levigato
ripetendo i gesti eterni della vita,
poi penserò al sole di domani,
e sotto al sole ci sarà la vigna,
e sotto la vigna ci sarà il mare,
la fatica,
i sassi,
il dolore,
fino a quando le ombre e i rumori della notte
offuscheranno d’oblio ogni pensiero.
Sarà solo il gelsomino
dolce odore che tace,
sgombro da mille ronzii.
Al mattino la realtà dell’aurora farà incendiare il mio cuore,
nel tascapane avrò quel grano bianco e qualche oliva
frutto parco di antico lavoro
e nuovamente saranno terra e sassi al sole,
lungo la strada polverosa
che porta alla vigna,
in questo mondo arso di storia e di sale.
Lontano come il mio passato la costa
bianca e fugace
pigramente spenge le luci della notte.
Mi fermerò a guardare il cielo mormorando una preghiera
e asciugandomi il sudore con la manica della giacca,
ascolterò il verso libero e forte del falco
e sorriderò felice
alla storia della vita che si ripete,
ai giorni che furono miei,
ad infiniti ritorni.
(13 Marzo 2002)